Venerdì 16 aprile 2021
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Emozioni dopo il 38° “Ritrovarci con l’Antelao” con FLAVIA CABRIO e le “Sorprese a San Gregorio e San Vito di Treviso
“Pulvis es et in pulverem reverteris”: è questa una verità da cui parte e di cui si nutre la sfida fondamentale della vita umana, quella alla caducità. Lasciare traccia di sé oltre il cerchio del tempo nel quale è inscritta la propria esistenza è la motivazione di fondo dell’uomo, che pure è un impasto di bene e di male, un grumo di contraddizioni: crea e distrugge, preserva e mette a repentaglio, investe nelle cose dello spirito e si rinchiude nella prigione della materia.
Ma in un caso è capace di autentica magia: quando proprio alla materia – più o meno durevole, marmo legno tela – affida il compito di “fissare” aspirazioni, intuizioni dello spirito, sentimenti, e trasmetterli. La materia riceve, accoglie, conserva: ma anche tradisce. Il tempo corrode, come l’incuria: e allora con il tempo e con l’incuria combatte il restauratore di opere d’arte.
Mentre ci invitava a seguirla nel mistero-miracolo del restauro, la voce della restauratrice Flavia Cabrio era precisa pacata nei dettagli tecnici, amorevole e a tratti commossa nel ripercorrere l’iter paziente del ripristino di alcuni dipinti che arricchiscono il patrimonio artistico di Treviso.
Nella mente di chi ascoltava si affollavano di certo mille pensieri: veder staccare con cura l’ovale dell’Assunta può, per converso, far pensare alla rapacità con cui tante tele sono state asportate per il commercio clandestino (pensiamo al Caravaggio scomparso) e mai più ritrovate o rinvenute deteriorate. Triste riflessione, che si commerci e si contrabbandi sui lasciti culturali: in compenso, e per fortuna, c’è il mecenatismo di Enti che ne perseguono conservazione e valorizzazione.
Ugualmente, si può pensare alla furia del vandalo che offende un dipinto, una statua, mentre nella parola della restauratrice si coglie la cura affettuosa nel ripristinare un colore perché torni a rendere la giusta tonalità, valorizzata dalla luce o ammorbidita dall’ombra, secondo le intenzioni del pittore da riconoscere e rispettare. Prendere atto di questa duplicità dell’essere umano è importante: per prevenire, per correggere quanto di distruttivo si nasconde nelle nostre pulsioni e nelle nostre scelte, anche culturali.
Vivere non è solo respirare: è saper scegliere, conoscere, amare. In quest’ottica, credo che dopo la conversazione di ieri pomeriggio con Flavia Cabrio in ognuno sia rinato più urgente il desiderio di rivedere quelle opere “restituite” (nel senso latino del termine), quali fruitori consapevoli del patrimonio di competenza, amorevolezza, rispetto dell’arte che c’è dietro quella “restituzione”.
Nota: è già nei programmi dell’Osservatorio cta Antelao che al termine dell'”Epoca Covidiana” le attività associative in presenza inizieranno con visite e approfondimenti su Treviso, la Marca e il Veneto.
Lia Melisurgo