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POLYTROPOS E LA CULTURA PER IL GRAN MAR DELL’ESSERE

Giovedì 8 aprile 2021

| 8 aprile |

Nell’incontro pomeridiano dell’8 aprile, il giovane JARI PADOAN ha proposto una riflessione su Dante, di cui una volta di più ha saputo far emergere lo straordinario carisma autoriale. Ha scelto un canto esemplare come il XXVI dell’Inferno ed un personaggio nodale, come Ulisse polytropos, dalle doti mentali e operative ambigue ed anche contraddittorie: da considerarsi quindi archetipico dell’essere umano.

I termini di Odissea e ulissismo sono entrati da sempre nel nostro patrimonio culturale , declinati in modi costantemente diversi, perché attinenti allo sviluppo della   civiltà e agli orientamenti della critica; ugualmente Dante ha  registrato varia fortuna letteraria nel corso dei secoli,  tuttavia – attraverso una lettura in continua evoluzione ma persistente acutezza  – si è confermato oggi come auctor complesso e fondamentale, nonché homo viator simbolo del destino  della  creatura umana.

Partendo da una recitazione altamente drammatica del “folle volo” di Ulisse come quella di Vittorio Gassman, Jari Padoan ha condotto sul Poeta un discorso che ha contemperato  il necessario rigore dottrinale e l’appassionata disamina di un personaggio come Ulisse, consigliere fraudolento, oratore ingannevole, in qualche modo anti-Dante per il diverso “viaggio” dal catastrofico esito, eppure dotato di un fascino inequivocabile: la rivendicazione del diritto dell’uomo ad “esperire”, la sfida della conoscenza.

Ma, attenzione: per il lettore sussiste sempre il rischio di interpretare secondo i propri parametri Dante e le sue reazioni di fronte ai personaggi – ad esempio Francesca e Paolo, o in questo caso Ulisse; bene ha fatto Jari a delineare quanto composita fosse la formazione di Dante, filologicamente, filosoficamente, emotivamente: e quanto elaborato il suo rapporto con il mondo antico, da connettere con quello medievale e, in prospettiva, con le età future.

L’effetto sui partecipanti all’incontro è stato tangibile: un pensoso compenetrarsi in questa complessità totalizzante del mondo dantesco, un meraviglioso emergere in alcuni di interi brani poetici dalle pieghe di una memoria scolastica che scolastica non è rimasta. Ieri abbiamo avuto la prova che la cultura, fatta di rigore ma anche di amore, è un passaporto per affrontare tanto il “gran mar dell’essere” quanto le eventuali secche di una navigazione di vita meno ambiziosa.

Lia Melisurgo