Quel giovane artista, intelligente e sveglio, che seppe costruire intorno a sé un ambiente ricettivo, il più compatto possibile, aperto alla sperimentazione e alla ricerca, ha avuto dei buoni maestri.
Arturo Martini infatti è stato allievo di Antonio Carlini, prima di essere, a sua volta, docente; ci sono voluti molti anni prima di conoscere il “milieu culturale” che ha portato all’evoluzione artistica del Nostro.
Il celebre scultore viene quasi sempre evocato accanto a Gino Rossi, ma compare anche, su foto e giornali, insieme a suo cugino Alberto Martini, ad Ardengo Soffici e altre personalità a lui contemporanee.
Di quel contesto e tanto altro, con passione e competenza, ci ha parlato Enza Telese, nella visita di ieri 25 febbraio, con un pubblico intenso e partecipe.
Si sa che, all’interno del Museo Bailo, è custodita la maggior parte delle opere di entrambi: il maestro e l’allievo; il percorso illustrato da Enza è stato composito e stimolante oltre che ricco di particolari.
Singolare è il punto di vista che vede Antonio Carlini tra i più impegnati pionieristicamente nella tutela del patrimonio artistico Trevigiano e per i disegni dell’Urbs Picta,come affermano i curatori della mostra.
“Egli è l’anello di congiunzione tra Antonio Canova e Arturo Martini “ed è, conoscendo il maestro, che si viene a comprendere lo sviluppo della scultura, proprio dalle discussioni di allora, fino alle conclusioni, di cui danno conto le ultime opere di Martini.
La formazione del Carlini è stata esemplare: dai gessi alle ceramiche, prima delle sculture e dei medaglioni. Si era perfezionato all’accademia di Belle Arti di Venezia e poi a quella di Brera.
Abbiamo visto le decorazioni di alcuni splendidi vasi, eseguite da lui:esse rappresentano scene di vita medievale, o prendono spunto dal “Sogno di Sant’Orsola di Vittore Carpaccio. Ci sono pannelli Art Deco ed è ammirevole la riproduzione, ad acquerello, degli affreschi della loggia dei Cavalieri. Molti dei busti, che oggi sono un vanto del Museo, sono di Antonio Carlini, ad esempio quello di Antonio Scarpa, di Paris Bordon, dello stesso abate Bailo, di Benedetto XI e Antonio Caccianiga.
Un artista dunque che ha contribuito notevolmente ad accrescere la nostra conoscenza di un’epoca feconda di fermenti e menti brillanti che Enza ci ha fatto ulteriormente apprezzare.
a cura di Matelda Vendrame
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