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I TEMPI DELLA SPIRITUALITÀ CON LOTTO ED EUGENIO MANZATO

Domenica 13 maggio 2021

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Davvero imperdibile l’incontro di ieri pomeriggio 13 maggio, quarantaquattresimo “Ritrovarci con l’Antelao“, il cui tema era “Spiritualità in Lorenzo Lotto”. Ad Eugenio Manzato spetta davvero il titolo di Maestro, nel pieno del suo significato originario, al di là di tutti i titoli che una lunga carriera nel campo della Storia dell’Arte (e non solo) gli ha meritato. Con una comunicazione calibrata, puntuale, raffinata, ha trasmesso a tutti un efficace ricostruzione della personalità e della produzione di Lorenzo Lotto, con un percorso tematico che si è avvalso della selezione di alcuni dipinti particolarmente rappresentativi. 

       Con l’analisi interpretativa di questi, ha ricostruito l’immaginario di un’epoca e la specificità della pittura che in qualche modo ne è stato frutto: il critico non si è mai sovrapposto al pittore ma lo ha messo in pieno rilievo, nella visione d’insieme e nel dettaglio più prezioso e “parlante”. In più, si è avvertito   quanto pregevoli siano la professionalità e lo spessore del critico d’arte che non esibisce le proprie competenze ma guida sapientemente ad una intelligenza sia razionale che emotiva delle opere. Necessarie entrambe, nel caso della produzione di ispirazione sacra nel Cinquecento, epoca che accanto a lasciti allegorici ospita anche fermenti nuovi di apertura al reale.

       Il tema scelto è a mio avviso significativo per il tempo in cui viviamo, segnato da una progressiva crisi della spiritualità, sempre più soggetta ad essere affrancata dalla componente teologica, dal soprannaturale, dal Sacro, che hanno caratterizzato in modo innegabile l’arte figurativa nei secoli.

       Nell’essenza e nel particolare, essa  ha sempre realizzato la “narrazione” del Sacro,  anche con soluzioni ardite, come dimostra il dipinto di Lotto “La Trinità” in Sant’Alessandro di Bergamo: a differenza della monumentale esplicita rappresentazione del Mistero Trinitario fatta dal Vivarini (di cui secondo alcuni Lotto sarebbe stato allievo), esso mi è sembrato l’equivalente figurativo della “poesia dell’ineffabilità” che Dante sperimenta nel Paradiso, quando si affida all’elemento etereo della crescente luce per esprimere l’avvalorarsi della sua “vista” interiore.  

       Oggi nell’arte domina l’informale, sulla spiritualità sembra trionfare la materialità, la dimensione estetica è controversa ed estremamente soggettiva, più caos che cosmos; è disprezzata la “narrazione”, tutto è “non-luogo”, tutto è definibile con il “post”. 

       Una domanda di Yari Padovan ha aperto uno spiraglio sul versante “profano” della produzione di Lorenzo Lotto, portando ad aprire un ulteriore discorso su questo autore: sarebbe davvero bello se in futuro un ulteriore approfondimento su quest’ altro versante pittorico ci fosse regalato dal nostro Maestro Eugenio Manzato, a cui va il nostro grazie pieno e sincero!