Giovedì 27 gennaio 2021
| 27 gennaio |
Nel “Giorno della Memoria“, memorie e progetti fanno parte della nostra esistenza. Tutta la memoria storica, e per Treviso anche i tragici avvenimenti dell’ultima guerra e particolarmente il 7 aprile 1944, come pure le macerie fisiche e umane della prima guerra mondiale di cui nel Trevigiano si hanno segni evidenti e che la programmazione dell’Osservatorio cta Antelao ogni anno ricorda incisivamente.
Qualche anno fa, un viaggio in Germania ha compreso il campo di concentramento di Buchenwald dov’è morta anche la principessa Mafalda di Savoia, denso mi memorie palpabili pur nelle distruzioni naziste per cancellare gli orrori prodotti.
Ma desideriamo ricordare un altro articolato viaggio in Polonia con il passaggio per Auschwitz ovvero il campo principale dello sterminio operato dai nazisti.
Dopo Wadovice luogo natale del Papa Giovanni Paolo II, sotto un cielo grigio e carico di pioggia, in un’atmosfera spettrale oltrepassammo i binari della triste ferrovia a Oswiecim. Chiedemmo informazioni sulla direzione ad una giovane in tutte le lingue che conoscevamo, ma non ci rispose. Con buon intuito, procedemmo per pochi chilometri e come per miracolo le lacrime di pioggia quasi cessarono e iniziammo la nostra visita, anzi il nostro pellegrinaggio.
“ARBEIT MACHT FREI” il lavoro rende liberi”, ma nella sconvolgente realtà nel campo, come quello maggiore di Birkenau era la libertà di pensare oltre che soffrire o morire.
Il filo spinato teso da morsetti in ceramica e collegato alla corrente elettrica, una fila, due file, lunghi corridoi (passeggiate) di filo spinato; block 1, 2, 3, 18 con i letti a castello su tre piani; il deposito degli occhiali, dei capelli, delle protesi, delle valige, dei vestiti; il tessuto intrecciato con i capelli e l’urna delle ceneri; e poi la grande e bassa, quasi soffocante sala delle docce con lo Zyklon B, la cella di Massimiliano Kolbe, le garitte delle guardie. E poi quasi al limite del campo verso la campagna, ora verde e serena, i forni crematori e lo sconvolgente lungo cilindro per l’inserimento dei cadaveri da cremare, operazione demandata agli stessi prigionieri, i Sonderkommando.
Lo sgomento cresce al pensiero dell'”efficienza nello sterminio e la segretezza” ma pure dell’accoglienza del primo direttore del campo Karl Fritzsch « ..Da qui non c’è altra via d’uscita che il camino del crematorio. Se a qualcuno questo non piace, può andare subito contro il filo spinato. Se ci sono degli ebrei, non hanno diritto a sopravvivere più di due settimane, i preti un mese e gli altri tre mesi ». Fra brividi e lacrime naturali si immaginano gli odori, i pianti, i comandi, i rumori silenziosi, gli urli.
Come i nostri di rabbia, di spaesamento, di incredulità. Mestizia e commozione che consentono di comprare solo qualche cartolina; si è tanto frastornati che qualcuno smarrisce la strada del pullman dove tutti attendono in religioso silenzio,
Un passaggio, solo un soffio, un alito che ancora palpita in quel luogo, appena sufficiente ad incidere profondamente le nostre anime, lasciando un’emozione unica per il resto della nostra vita.
Alcuni dei compagni di quel viaggio sono ancora soci dell’Antelao e rammentano perfettamente ogni attimo di quel pellegrinaggio tristissimo, come il resto del viaggio tra cielo e terra densi di pioggia e lampi, come lacrime che solo la Madonna di Tchestocowa e le note di Chopin avevano confortato nell’intima atmosfera del Palazzo sull’Acqua di Varsavia e della casa a Zelazowa Wola con le sue bianche rose.
Luci ed ombre, memorie e sentimenti del viaggiare, del grande cammino della vita.